FARESTORIA
Società e storia pubblica
Rivista semestrale dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea nella provincia di Pistoia (ISSN 2612-7164).
Farestoria è una rivista di storia pubblica che vuole evidenziare l’importanza della ricerca storica, sottolineando il valore e il ruolo sociale della storiografia, e la sua utilità nel contesto attuale, indagando le forme in cui la storia è presente ed è usata nella società: dal consumo culturale agli utilizzi commerciali o politici, senza tralasciare le forme di partecipazione della cittadinanza al processo di costruzione della storia, della memoria, e dei significati del passato.
Nel solco della tradizione su cui si innesta la nuova serie, Farestoria è inoltre una rivista interdisciplinare che accoglie e promuove il dialogo e l’interazione tra approcci metodologici diversi.
Infine, credendo nell’importanza della libera circolazione dei contenuti culturali, i fascicoli precedenti all’ultimo pubblicato saranno rilasciati alla libera fruizione in formato open access sul sito dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Pistoia.
È inserita nel “Catalogo dei periodici italiani” e nell’elenco delle riviste scientifiche ANVUR per l’area 11 (Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche) e per l’area 14 (Scienze politiche e sociali).
Direttore Responsabile: Tommaso Artioli
Direttore Redazione Farestoria: Francesco Cutolo
Redazione Farestoria:
Giulia Bassi, Stefano Bartolini, Federico Creatini, Francesco Cutolo, Daniela Faralli, Sandro Landucci, Chiara Martinelli, Filippo Mazzoni, Francesca Perugi, Alice Vannucchi
Mail redazione: farestoriaredazione@gmail.com
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- N. 1/2022. È in gioco la storia. Giocare il passato nel tempo presente: https://www.ibs.it/farestoria-societa-storia-pubblica-nuova-libro-vari/e/9788861440807?queryId=e8cc568b160d533d0c4b384ee8d248a3
NUMERI E INDICE
Farestoria. Società e storia pubblica
Nuova serie, Anno V, n. 2, 2023
Attori, pratiche e circolazione dei saperi nello spazio coloniale italiano
a cura di Costanza Bonelli
Negli ultimi quarant’anni l’attenzione per la relazione tra scienze e imperi coloniali è divenuta sempre più ampia nell’ambito del dibattito storico. Già a partire dagli anni Ottanta la storiografia aveva iniziato a interrogarsi criticamente sulla validità del modello diffusionista di sviluppo della scienza fuori dal contesto europeo, proposto dagli studi di George Basalla; un modello che guardava al progresso scientifico come trasferimento unilaterale della conoscenza dal centro europeo al resto del mondo. Influenzate dalle prospettive marxiste e dagli studi di Michel Foucault, Edward Said e dei Subaltern Studies, le analisi si sono indirizzate, tra anni Ottanta e Novanta, sulla scienza e medicina come strumenti di consolidamento degli imperi coloniali – mezzi di sfruttamento dei territori di conquista e forze culturali di dominazione, anche se contestate e negoziate. A partire dagli anni Duemila, l’attenzione della storiografia si è progressivamente spostata sui problemi di circolazione, scambio e mobilità della scienza, indagata non più come sistema di sapere occidentale o solo come strumento dell’imperialismo europeo, ma come impresa di fabbricazione globale. All’analisi del dinamismo delle periferie si è sostituita un’attenzione per le reti, le interconnessioni e le pratiche quotidiane di produzione della conoscenza oltre le frontiere nazionali e imperiali.
Questo numero di «Farestoria» si pone in continuità con le direzioni aperte da questi studi con l’obiettivo di riflettere in maniera organica sulla costruzione e consolidamento di pratiche scientifiche nel contesto dell’espansione d’oltremare italiana. Il numero promuove una riflessione attorno a due assi di ricerca: da una parte l’esame dei processi di costruzione della conoscenza all’interno di un paesaggio allargato, quello della circolazione e riformulazione di concezioni, pratiche e “oggetti scientifici” tra spazio coloniale e metropoli, come oltre le frontiere dei domini italiani, individuando differenze e fondamenti comuni con i saperi elaborati nel contesto di altri imperi. Dall’altra l’analisi delle pratiche scientifiche intese in senso largo, esaminate nelle loro connessioni con altri campi della società, con un’attenzione per le operazioni materiali e per il corredo tecnico che accompagnano il loro sviluppo. Il numero si concentra sul rapporto tra dimensione pubblica e strutturazione della conoscenza in situazione coloniale, sugli itinerari non lineari della sua formazione, sul corredo tecnico che ne permette la costituzione.
Introduzione
Costanza Bonelli, curatrice – p. 5
Saggi
A. Ghezzi, Reti e pratiche tra fotografia ed etnografia nel primo colonialismo italiano -p. 15
R. De Robertis, Scienze e agricoltura tropicale nel ventennio fascista. Dall’Istituto Agricolo Coloniale all’Istituto Agronomico per l’Africa Italiana – p. 29
B. Falcucci, Autarchia e immaginario del safari: Vittorio Tedesco Zammarano e la caccia grossa nell’Africa italiana tra colonia e post-colonia – p. 47
Rubriche
Conversazioni storiografiche
La medicina in situazione coloniale. Una riflessione storiografica. Dialogo con Claire Fredj, a cura di C. Bonelli – p. 67
Le fonti della storia
G. Contini, Guerra di Etiopia e bombardamenti con l’iprite. Intervista audiovisiva a Sergio Belli (colonnello, nato il 17 agosto 1913 ad Abbadia Prataglia) del 19 ottobre 1993, Abbadia Prataglia (AR) – p. 83
Ricerche in Corso
M. Vernuccio, Dono diplomatico o bottino di guerra? Manti etiopici nelle collezioni museali italiane – p. 89
Memorie pubbliche e immaginari storici
S. Falocco, Roma: una sperimentazione in corso per ri-orientare la bussola – p. 99
Comunicare la storia
G. Dodi, F. Negri, Memorie consapevoli. Modena racconta il colonialismo italiano
con un progetto di public history – p. 105
H. Merini, Su Tezeta. Il Trekking UrbAfricano e altri percorsi storici, tra performatività e Public History – p. 113
F. Cutolo, A. Vannucchi, Raccontare il colonialismo e la decolonizzazione. Le iniziative dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Pistoia – p. 121
M. Fantò, «Ma davvero? lo zoo? non l’avrei mai immaginato». Quel che resta dello zoo
dei Giardini di via Palestro a Milano: gli animali, l’Impero e le memorie in città – p. 129
Autori e autrici – p. 141
ISBN 978-88-6144-089-0
ISSN 2612-7164
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Farestoria. Società e storia pubblica
Nuova serie, Anno V, n. 1, 2023
Camminare la storia
a cura di Stefano Bartolini
Negli ultimi anni si sono moltiplicate le esperienze di public history strutturate a partire dal rapporto fra storia, territorio e paesaggio, con proposte di trekking, passeggiate, visite immersive in luoghi specifici, aperture di sentieri e percorsi, realizzazione di scuole di storia nel paesaggio. Spesso si è trattato di attività sorte dal basso, per iniziativa di gruppi di cittadini e cittadine, comunità locali, scuole, associazioni, musei “selvaggi”, gruppi di volontariato. Gli storici e le storiche, e gli enti e istituti storico-culturali, non sono sempre stati presenti fin dall’inizio in molte di queste esperienze, ma stanno rapidamente recuperando un ruolo avviando dialoghi orizzontali con le esperienze già in essere da un lato e costruendo proprie proposte e declinazioni per questo tipo di attività dall’altro. Non sfuggirà che ci troviamo davanti a forme di public history con un valore duplice, che esercitano una grande attrazione anche su studiosi e studiose. Costruendo e/o ricostruendo i nessi tra il passato e un territorio inteso come paesaggio umano in cui è iscritta la storia, queste forme di attività non si limitano alla semplice divulgazione ma stimolano l’avvio di percorsi di conoscenza e attivano forme di partecipazione e patrimonializzazione che si riflettono nella salvaguardia dei beni culturali e ambientali e nella presa di coscienza della storia e dei contesti ambientali come portatori di storia, fino a spingersi, in alcuni casi, alla “costruzione” di luoghi storici. Questa “attivazione” di risorse umane, culturali e ambientali è poi di stimolo alla ricerca storica, che trova qui non solo un terreno fertile per la sperimentazione di azioni di public history ma per la stessa ricerca storiografica, che viene messa in grado di attingere a nuove fonti (archivistiche, memoriali, demoetnoantropologiche ecc…) e stimolata a porsi nuove domande. Non è un caso dunque che intorno a queste attività, a monte o a valle, capiti di incrociare veri e propri progetti di ricerca o realizzazioni di libri.
Questo numero di Farestoria prova a esplorare il fenomeno, passando in rassegna esperienze diverse, anche molto lontane tra loro, senza tralasciare la necessaria riflessione metodologica che apre nuovi scenari alla pratica storiografica ma anche soffermandosi sulla lunga durata di pratiche che a ben guardare hanno lunghe radici.
Introduzione
Stefano Bartolini (curatore), Andando in giro si incontra la storia – p. 5
Saggi
A. Canovi, Peripatetici. Dove il camminare è l’indizio, ma anche il fatto – p. 17
C. Zadra, Camminare nelle trincee della Grande Guerra – p. 39
M. Carrattieri, Sulle orme dei partigiani. Trekking storico e Resistenza in Italia – p. 59
L. Chiarello, Il percorso della memoria nel villaggio di Niccioleta: realtà e prospettive – p. 81
Rubriche
Comunicare la storia
P. Calvino, S. Covella, Il Cammino nella Resistenza in provincia di Cuneo – p. 107
I. Meloni, La Resistenza si impara in montagna. Sulle tracce dei partigiani sull’Appennino piacentino – p. 117
S. Bertelli, Trekking della Memoria: itinerari con le Pietre d’inciampo a Venezia – p. 123
F. Filippi, Memowalk, un esempio urbano di memoria “camminata” – p. 129
Casi studio
E. Pareo, La Lille degli Italiani. Visita guidata sui luoghi del fascismo e dell’antifascismo nella capitale delle Fiandre francesi – p. 137
V. Colaprice, Storie partigiane in una terra senza Resistenza: il caso di Ruvo di Puglia – p. 143
P. Bertoncini, Luoghi della memoria: attività educative per riconoscersi nella storia e nel paesaggio – p. 149
C. Nencioni, Camminare la storia: la Marš Mira – p. 155
S. Sottoriva, L’Itinerario Energia. Un percorso tra acqua, ambiente e storia nell’alta Valle dell’Agno – p. 163
Public History
M. Berrettini, Pedalate partigiane: Guerra Mondiale e Resistenza tra 25 aprile in bicicletta e ciclostoriche commemorative – p. 169
PopHistory, Rapporti ludici tra problemi e opportunità: il territorio e la memoria nei giochi locativi – p. 179
Autori e autrici – p. 189
ISBN 978-88-6144-088-3
ISSN 2612-7164
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Farestoria. Società e storia pubblica
Nuova serie, Anno IV, n. 2, 2022
La deindustrializzazione in Toscana
a cura di Federico Creatini
Adottando una prospettiva multidisciplinare, il numero intreccia le specificità del caso regionale con le tendenze e le prospettive di ricerca dei Deindustrialization studies. Dialogando con una storiografia sempre più consistente e integrandola con indagini statistiche e archivistiche, i contribuiti hanno cercato di esplorare i modelli sociali, le forme di lavoro e le pratiche di memorializzazione che hanno sostituito o riconvertito gli spazi lasciati aperti dalla crisi della grande industria novecentesca.
Ne affiora un quadro eterogeneo, segnato dal riemergere di istanze di conflittualità, dalle conseguenze sociali delle ondate di dismissioni, da percorsi di rilancio e di prospettiva e da legittimi interrogativi sulle eventuali peculiarità della deindustrializzazione toscana.
Il tutto spingendo l’analisi all’interno di un dibattito di ampio respiro, capace di toccare quasi tutte le realtà provinciali e di conformare un passaggio importante per comprendere le evoluzioni della «deindustrializzazione» in Toscana, la sua dimensione percettiva e la tangibilità dei suoi riflessi – conflittuali, occupazionali, politici, produttivi e ambientali – sull’attualità.
Introduzione
Federico Creatini, Curatore – p. 5
Saggi
F. Creatini, Una deindustrializzazione in «anticipo»: la Toscana nord-occidentale nel contesto regionale (1971-2007) – p. 11
A. Tonarelli, L’impatto della deindustrializzazione sulla vita privata: il caso di Piombino – p. 31
G. Malavasi, “Il pane della montagna”. La Smi di Campo Tizzoro e Fornaci di Barga – p. 53
Rubriche
Casi studio
G. Sacchetti, No future. Territorio e destino industriale: la provincia aretina (1970-2020) – p. 75
Casi studio
A. Turbanti, La deindustrializzazione in Maremma – p. 85
Casi studio
L. Ciardi, Strategie di sopravvivenza industriale. Il caso del distretto tessile di Prato – p. 95
Comunicare la storia
P. Causarano, Memoria del lavoro e idea di città a Firenze – p. 105
Interventi
F. Carnevale, A. Baldasseroni, Mancata prevenzione, falsa prevenzione e prevenzione efficace negli ambienti di lavoro nell’Italia del Novecento – p. 109
Autori e autrici – p. 135
ISBN 978-88-6144-082-1
ISSN 2612-7164
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Farestoria. Società e storia pubblica
Nuova serie, Anno IV, n. 1, 2022
È in gioco la storia. Giocare il passato nel tempo presente
a cura di Edoardo Lombardi e Igor Pizzirusso
I Game studies sono un fenomeno piuttosto recente per la ricerca storica in Italia, una realtà il cui esordio, sulla scia della Public History, porta con sé una serie di spunti di riflessione. La definizione stessa di gioco, ad esempio, occupa uno spazio notevole nel dibattito tra gli studiosi. Questo numero di «Farestoria» intende occuparsi del gioco entro diverse sfaccettature: come forma di “intrattenimento dotato di regole”; come strumento didattico; come mezzo di divulgazione o “nuovo media”; ultimo, ma non meno importante, come opera d’autore. Definizioni molto ampie, evocate in modo tale da riconoscere ai giochi funzioni e caratteristiche complesse e stimolanti per il dialogo tra storici e grande pubblico.
La tipologia alla quale ci si rivolge è quella del gioco in tutte le sue declinazioni: gioco di ruolo dal vivo; video e table games; infine, esperienze virtuali con una componente ludica (prodotti quindi interattivi e partecipativi, ossia che prevedano l’interazione giocante). Tutti media attraverso i quali poter comunicare storia: un vantaggio, senza dubbio, ma anche una caratteristica problematica in certi casi. Tramite gli history games è infatti possibile interagire con il passato, talvolta trasformarlo o conoscerlo. Circostanze che rendono legittimo analizzare e riflettere sui contenuti e sulle narrazioni che i giochi a tema storico propongono: dalla raffigurazione, stereotipizzazione o accuratezza del passato rappresentato, oppure anche solo immaginato nel gioco, fino al rapporto che c’è tra il pubblico e l’idea che quest’ultimo ha del passato rispetto a quella che costruiscono le storiche e gli storici.
A partire da questi aspetti, il presente numero monografico di «Farestoria» va ad indagare, con un’analisi ad ampio spettro, i giochi e i contesti ludici della nostra epoca per capire come essi interagiscono col passato, contribuendo a costruirlo nella sua percezione e conoscenza che se ne ha nella cultura di massa, e quale visione della storia offrono.
Introduzione
Edoardo Lombardi, Igor Pizzirusso, curatori – p. 7
Saggi
C. Daffonchio, The Great Game. Rappresentare l’espansione coloniale europea
attraverso i giochi da tavolo – p. 17
G. Babini, M. Carrattieri, M. Zanoni, Giocare col fuoco. La Resistenza nei giochi da tavolo – p. 37
G. L. Gonzato, G. Sorrentino, Giocare lo sconfitto può consentire di ripensare il passato?
Una proposta di analisi tra board game e videogiochi – p. 55
Rubriche
Forum storiografico
G. Uberti, S. Caselli, Mille e uno… modi di giocare (con) la storia – p. 75
Intervista
“20 days”: This war of mine, giocare il civile in tempo di guerra. Dialogo di Edoardo Lombardi con Wojciech Setlak (11bit Studios) – p. 83
Comunicare la storia
I. Bolzon, La storia “con i se e con i ma”. Un laboratorio di storia controfattuale in museo – p. 93
Comunicare la storia
I. Trotta, Il wargame come mezzo di divulgazione storica: l’esperienza di AFBIS – p. 101
Rassegna tematica
L. De Marchi, Tra dadi e mondi. Contatti tra i giochi di ruolo e la storia – p. 107
Public History
I. Romeo, Trade Unions Quiz. Cgil, la nostra memoria tra gioco e formazione – p. 113
Casi studio
E. F. Russo, Prima guerra mondiale e videogames, il caso di Valiant Hearts – p. 119
Autori e autrici – p. 122
ISBN 978-88-6144-080-7
ISSN 2612-7164
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Farestoria. Società e storia pubblica
Nuova serie, Anno III, n. 2, luglio-dicembre 2021
Malattie e società. Esperienze, pratiche, rappresentazioni
a cura di Costanza Bonelli e Francesco Cutolo
L’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia di Covid-19 ha determinato mutamenti profondi nella società, portando a ripensare il nostro rapporto con i concetti di salute e malattia, con inevitabili ricadute sulla ricerca storica e sui modi di interfacciarsi con il passato. Stimolati da un’opinione pubblica che cercava nel passato termini di paragone all’attuale pandemia, gli storici hanno mostrato crescenti attenzioni per questioni inerenti alla storia della medicina, fino ad allora sostanzialmente trascurate e rimaste ai margini della riflessione storiografica, specie in Italia.
Sulla scia di questo rinnovato interesse, questo numero di «Farestoria» si pone l’ambizioso obiettivo di affrontare, integrando e intrecciando approcci storiografici tra loro diversi, il nesso società-malattia durante l’età contemporanea, focalizzando l’analisi sulla fase che va dal XIX secolo alla metà del XX secolo. Un arco cronologico ampio, ma di capitale importanza per comprendere gli sviluppi successivi e il presente, in cui affezioni note, nuove minacce “globali” (come il colera e la febbre gialla) e malattie emergenti convivono e si sovrappongono ai problemi connessi all’aumentata incidenza sulla mortalità delle affezioni croniche e degenerative, al proliferare di malattie professionali (legate allo sviluppo industriale), all’insorgere di patologie correlate all’inquinamento ambientale. Prestando attenzione alle dinamiche di circolazione del sapere e delle pratiche sanitarie, che tra XIX e XX secolo conoscevano un inedito processo di accelerazione e istituzionalizzazione, il fascicolo si propone di indagare la malattia nelle sue molteplici dimensioni: quella temporale di evento, di insorgere improvviso in un territorio, o di permanenza e quotidianità all’interno di un dato spazio (territoriale od organico); quella sociale e culturale del vissuto del malato di fronte all’esperienza della malattia, intesa come evento individuale o collettivo; quella delle risposte governative, professionali e profane all’insorgere delle affezioni. Il numero presta inoltre attenzione alle modalità con cui la storia della medicina si è costituita come disciplina, ai nessi locali e globali in cui il rapporto malattie-società prende forma tra XIX e XX secolo e alla dimensione pubblica che accompagna e struttura tale relazione. Analizza infine i processi di formazione della memoria privata e pubblica della malattia, dei mutamenti che il ricordo dell’esperienza di sofferenza e di cura conosce nel tempo individuale e collettivo.
Introduzione
Costanza Bonelli, Francesco Cutolo, curatori – p. 5
Saggi
P. Panciroli, La medicina come scienza popolare. Il caso della letteratura medica domestica nell’Italia dell’Ottocento – p. 13
G. Ennas, Confine sanitario o nazionale? L’influenza delle epidemie
nell’emergere dei nazionalismi balcanici – p. 33
G. Lucaroni, “Viribus unitis”. Premesse e digressioni della lotta antitubercolare fascista – p. 51
Rubriche
Conversazioni storiografiche
D. Lippi, C. Bonelli, F. Cutolo, La Storia della medicina in Italia. Un’intervista – p. 73
Forum storiografico
R. Bianchi, A. Casellato, G. Contini, a cura di C. Bonelli, F. Cutolo, Memorie della “spagnola” – p. 81
Forum storiografico
S. Bartolini, P. Causarano, G. Zazzara, B. Ziglioli, Ambiente, malattia, lavoro – p. 105
Rassegna tematica
G. Cerasoli, Leggere le malattie nelle tavolette votive. Medicina, malati e società tra il secolo XV e oggi – p. 131
Le fonti della storia
U. Pavan Dalla Torre, Lo stigma della guerra. Tubercolosi e follia di guerra in Italia durante e dopo la prima guerra mondiale nella visione dell’Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra (ANMIG) – p. 141
Ricerche in corso
M.E. Cantilena, Aids e tossicodipendenza. Le politiche di riduzione del danno in Italia tra provvedimenti legislativi e impegno sociale – p. 149
Comunicare la storia
I. Bolzon, Appunti per una storia del tempo presente. Il progetto “Istantanee dal presente. Testimoni al tempo del Covid-19” – p. 157
Autori e autrici – p. 168
ISBN 978-88-6144-074-6
ISSN 2612-7164
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Farestoria. Società e storia pubblica
Nuova serie, Anno III, n. 1, gennaio-giugno 2021
I movimenti di Genova, venti anni dopo
a cura di Stefano Bartolini
Tra il 1999 e il 2003 lo scenario politico mondiale fu attraversato dal cosiddetto movimento “altermondista”, un soggetto composito e internazionale che muoveva da istanze economico-sociali rivendicando una globalizzazione diversa e alternativa da quella che si stava imponendo dopo la fine della Guerra fredda, sintetizzata nello slogan “Un altro mondo è possibile”.
Definita anche come “il movimento dei movimenti”, questa ondata di attivismo si caratterizzò per aver posto con forza una critica di sistema al modello di globalizzazione neoliberista (da cui l’altra definizione di “No global”, utilizzata dai media e in certi casi fatta propria dagli attivisti) ma anche per una certa dose di indeterminatezza di prospettive. Al suo interno furono presenti numerosi aspetti, anche non lineari fra loro: dai Social forum agli “assedi” contro le grandi assisi degli organismi internazionali (WTO, G8, Consiglio europeo, Davos ecc.); componenti cattoliche, marxiste, ecologiste e anarchiche; uso dei nuovi media all’epoca emergenti (video e internet) e persistenza di forme di comunicazione politica novecentesca
(volantini, musica attraverso la nuova formula dei sound system ecc.); un approccio spaziale alla dimensione dell’attivismo che tentava di coniugare la consapevolezza dell’interdipendenza planetaria con i limiti geografici di azione riassunta sempre con uno slogan, “Pensa globale agisci locale”.
Crinale fra l’ultima mobilitazione del Novecento e la prima del nuovo secolo ed incubatore di una nuova “estetica” della protesta e di forme di attivismo che si sarebbero poi manifestate di nuovo dopo la crisi economica del 2008 in Grecia e in movimenti come Occupy Wall Street e 15 Mayo (Indignados), questo movimento non sempre, e non ovunque, ha lasciato un’eredità e si è trasformato successivamente in una qualche forma di progetto e/o di organizzazione politica.
Farestoria ha voluto cogliere l’anniversario dei fatti del G8 di Genova del luglio 2001, evento segnante e simbolico tra i più importanti di quel periodo e impressi nella memoria pubblica, per iniziare a storicizzare quella fase a cavallo fra i due secoli e quei movimenti politico-sociali.
Introduzione
Stefano Bartolini – curatore – p. 5
Saggi
A. Conti, Alla ricerca di un nuovo comunismo. Rifondazione comunista e il movimento no-global (1999-2003) – p. 9
L. Cappellini, Genova 2001. Una memoria multimediale – p. 25
G. Carotenuto, Il G8 di Genova attraverso l’égo-histoire: ma io ero (noi eravamo) no-global nel 2001? – p. 45
Rubriche
Ricerche in corso
S. Bartolini, Microstoria del movimento: il caso di un collettivo a Pistoia – p. 67
Conversazioni storiografiche
Dialogo con Alessandro Portelli – p. 83
Public History
G. Paoli, L. Orsi, Genova Venti Zerouno. Il mondo che verrà – p. 91
Schede
A. Vannucchi (a cura di), La memoria di Genova. Una rassegna – p. 95
Autori e autrici – p. 101
ISBN 978-88-6144-073-9
ISSN 2612-7164
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Farestoria
Nuova serie, Anno II, n. 2, luglio-dicembre 2020
Spostarsi: migrazioni, lavoro, identità e conflitti
a cura di Stefano Bartolini
A partire dagli anni Novanta del secolo scorso i fenomeni migratori sono divenuti sempre più frequentemente oggetto di studio da parte delle scienze umane e sociali. Nei paesi occidentali questa attenzione è stata il frutto dei diversi flussi migratori, soprattutto in entrata, che ne hanno interessato le società. È stata prodotta una mole enorme di ricerche sui vari aspetti delle migrazioni, sui loro motivi, il loro impatto, le loro dinamiche interne e transnazionali ecc. Le ricerche hanno investito prevalentemente le scienze che lavorano “al presente”, ma anche la storiografia progressivamente ha messo a fuoco la tematica, con un’ottica di lungo periodo, contribuendo alla produzione di studi che hanno aumentato la nostra conoscenza delle migrazioni nella storia delle società umane. In questo campo si sono cimentate la demografia storica, la storia del lavoro, la storia orale e la storia economica, con significativi apporti derivati dai postcolonial studies, dai subaltern studies e dall’antropologia culturale. Disponiamo oggi di studi storici che ricostruiscono le migrazioni in epoche storiche diverse, i loro legami con l’organizzazione economica, sociale e del lavoro delle geografie umane e di potere che le produssero, la loro interazione con le catastrofi, il carattere permanente, temporaneo o stagionale di quelli che sono stati individuati come circuiti migratori, i loro legami con le politiche imperialistiche, coloniali o persecutorie messe in atto dagli Stati. Questo numero di Farestoria dedicato alle migrazioni intende focalizzarsi su questi fenomeni per restituirne una lettura storica, tanto del passato più distante da noi che di quelli tutt’ora in corso e delle reazioni ad essi.
Introduzione di Stefano Bartolini, curatore – p. 5
Saggi
T. Ricciardi, Le catastrofi delle migrazioni: punti di cesura o rivelatori
di processi terminati? – p. 9
G. Francisci, La diplomazia sociale nell’esperienza migratoria italiana
tra la Grande guerra e il primo dopoguerra: due casi di studio
(1915-1924) – p. 25
F. Spagnoli, L’immigrazione italiana in Franca Contea (Nord-Est della
Francia) nella seconda metà degli anni ’20 vista da due
studi francesi contemporanei – p. 39
R. Niccolai, In Francia per lavorare. Dal macro al micro: migrazioni,
lavoro e lotta di classe – p. 53
M. Palacios, Antòn L’emigrazione nei quartieri operai durante il franchismo
attraverso la storia orale: il caso di Gamonal (Burgos, Spagna) – p. 67
A. Coco, Le donne e gli uomini che trasformarono Montemurlo.
Voci da una pagina della “grande migrazione interna”
(1945-1975) – p. 75
C. Paris, “Non ero una ragazza really da sposare”. Una storia
di emigrazione matrimoniale, Thunder Bay, 1963 – p. 91
S. Orazi, “Mille baci dall’indimenticabile marito”. Risvolti morali e sociali
della questione femminile negli anni della grande emigrazione
verso gli Stati Uniti – p. 103
M. Moschetti, Riot on an empty street. Italoamericani e afroamericani
a Chicago nel secondo ‘900 tra conflitti e convivenza abitativa – p. 111
Contributi
S. Manali, Fare rotta verso nuove terre: la diaspora greco-albanese
della prima età moderna – p. 135
E. Palumbo, Nakba: memoria e storia orale della catastrofe palestinese – p. 147
A. Possieri, I «barbari alle porte». Discorso pubblico e dibattito
parlamentare durante l’approvazione della Legge Bossi-Fini – p. 157
F. Perugi, “Noi e l’Islam”. Il cardinale Carlo Maria Martini
e l’immigrazione dai paesi islamici nei primi anni ‘90 – p. 169
Autori e autrici – p. 175
ISBN 978-88-6144-070-8
ISSN 2612-7164
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Farestoria
Nuova serie, Anno II, n. 1, gennaio-giugno 2020
La storia nella scuola, la scuola nella storia
a cura di Chiara Martinelli e Alice Vannucchi
Riscoprire le radici storiche e le poste in gioco della scuola risulta tanto più importante in un periodo come questo, in cui la questione scolastica è drammaticamente salita alla ribalta e i suoi problemi, volente e nolente, sono diventati argomento di riflessione e dibattito collettivo. Il fascicolo affronta, in un’ottica interdisciplinare, alcuni nodi fondanti della storia della scuola e della didattica della storia: l’annosa questione tra accentramento e decentramento, la disoccupazione intellettuale, la posizione degli insegnanti nei confronti dello stato, le riforme degli anni Settanta e le loro ricadute sulla scuola d’oggi. La sezione di didattica della storia tematizza contenuti, strumenti e modalità d’applicazione, evidenziando le potenzialità della disciplina per la crescita dell’individuo e della collettività.
Introduzione, di Chiara Martinelli, Alice Vannucchi – p. 5
Saggi
Gabriele Cappelli, Decentramento, divario regionale e ritardo comparato:
l’istruzione primaria in Italia, 1861-1921 – p. 9
Andrea Dessardo, I maestri cattolici e lo Stato (1900-1909) – p. 21
Chiara Martinelli, Lo spostato. Chi era costui? – p. 37
Federico Creatini, Antifascisti in cattedra: metodologia, questioni e prospettive di ricerca nelle carte del Casellario Politico Centrale – p. 53
Davide Trevisanello, «Nella pagella avevamo tutti dieci»: nascita di una scuola
a tempo pieno – p. 67
Alfiero Boschiero, Lavoratori, conoscenza, potere – p. 77
Contributi
Matteo Moca, Provare a “rimuovere gli ostacoli”. Un progetto sui significati
dei Principi fondamentali della Costituzione italiana – p. 91
Silvia Guetta, Didattica per la conoscenza della Shoah: alcune proposte
di lavoro – p. 97
Agnese Portincasa, Novecento.org: vent’anni di storia da raccontare – p. 109
Discussione sul volume
Alice Vannucchi, Public history of education: riflessioni, testimonianze,
esperienze – p. 119
Autori e autrici – p. 123
ISBN 978-88-6144-069-2
ISSN 2612-7164
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Farestoria
Nuova serie, Anno I, n. 2, luglio-dicembre 2019
Effetto Sessantotto
a cura di Francesca Perugi
Il fascicolo affronta il periodo storico compreso tra il 1968 e gli anni Settanta e mira a indagare come quegli anni incisero sulla cultura politica, sociale e religiosa degli italiani, con effetti visibili ancora oggi sulla società. Il numero si inserisce quindi nel dibattito storiografico sul tema del “lungo Sessantotto”, senza dare per scontato che quanto avvenne in Italia negli anni Settanta possa definirsi una diretta conseguenza delle proteste scoppiate in quell’anno. I contributi mettono in luce il cambiamento, in particolare sociale e culturale, che l’Italia affrontò alla fine degli anni Sessanta e nel decennio successivo.
Presentazione di Roberto Barontini – p. 5
Introduzione di Francesca Perugi, Perché parlare ancora del ‘68 – p. 7
Saggi
Giulia Bassi, Servendo il popolo. Il discorso sulla violenza nelle riviste della sinistra extraparlamentare italiana (1968-1972) – p. 9
Francesca Perugi, «Se lo Stato stesso ha il volto della violenza». Le ambiguità del dissenso cattolico di fronte al terrorismo (1968-1978) – p. 29
Chiara Melacca, Mamma, come si fanno i bambini? La sessualità invisibile delle figlie (1960-70): una ricerca di storia orale 45
Maria Elena Cantilena, «Il potere nasce dall’erba e dal fucile». La droga tra consumo e contestazione nel lungo Sessantotto italiano – p. 61
Filippo Mazzoni, La nascita dei Consigli di Circoscrizione a Pistoia – p. 79
Contributi
Santina Musolino, Il movimento femminista e la questione della violenza politica negli anni Settanta: una riflessione sociologica – p. 99
Testimonianze
Stefano Bartolini, Intervista collettiva a Renzo Innocenti, Andrea Ottanelli e Rossella Dini – p. 107
Recensioni
Chiara Martinelli, “Monica Galfrè, La scuola è il nostro Vietnam. Il ’68 e l’istruzione secondaria italiana” – p. 137
Alice Vannucchi, “Francesca Socrate, Sessantotto. Due generazioni” – p. 139
ISBN 978-88-6144-067-8
ISSN 2612-7164
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Farestoria
Nuova serie, Anno I, n. 1, Gennaio-Giugno 2019
Fascismo e Violenza
Questo numero mira a indagare il rapporto tra il fascismo e la violenza, nella duplice accezione di violenza fascista e di violenza “nel” fascismo, di violenza agita e di violenza rappresentata.
Ereditata, praticata, celebrata, esaltata, teorizzata, osannata, raccontata, mitizzata ed infine negata, la violenza si situa alle origini del fascismo stesso, quando lo squadrismo ne fece in maniera inedita uno strumento e un linguaggio politico dirompente. Lungo tutto l’arco dell’esperienza storica
del movimento mussoliniano, da piazza San Sepolcro al crepuscolo della RSI, la violenza è stata un elemento centrale, declinato in forme diverse e rinnovatosi più volte, tanto dell’ideologia che della prassi politica del fascismo, sia come movimento politico che come Stato.
Quali e quante furono le sue forme specifiche, gli ambiti di azione e le sue declinazioni in epoca fascista? Quali equilibri si realizzarono storicamente fra gli obiettivi politici ricercati attraverso la violenza e la propensione connaturata dei fascisti e del fascismo al suo esercizio? Che bilancio storiografico possiamo trarne oggi?
Presentazione di Roberto Barontini – p. 5
Saggi
Donatello Aramini, La violenza nazionalista (1919-1926): padri nobili o rivali
del movimento fascista? – p. 9
Roberto Carocci, Fascismo e questione operaia. Violenza, normalizzazione
e “consenso” tra i lavoratori romani all’inizio degli anni Venti – p. 27
Gabriele Bassi, Asimmetrie e parallelismi nella violenza d’Oltremare: il caso della Libia – p. 43
Stefano Campagna, Forme e rappresentazioni della violenza coloniale nel cinema di propaganda fascista: il caso dei documentari dell’Istituto Luce sulla conquista dell’impero in Africa Orientale – p. 59
Anna Di Giusto, Vignette coloniali. De Seta e lo stereotipo dell’Etiopia fascista – p. 75
Carlo Bianchi, Dei suoni della violenza. Metafore, analogie e gesti musicali
nel ventennio fascista – p. 93
Lorenzo Pera, «Chi non è con noi è contro di noi». Appunti sulla violenza
del fascismo repubblicano pistoiese -p. 113
Recensioni
Edoardo Lombardi, “Mimmo Franzinelli, Fascismo anno zero – 1929” – p. 127
Tommaso Artioli, “Emilio Gentile, Chi è fascista“- p. 129
ISSN 2612-7164