Nel 2013 l’ISRPt pubblicava, nella collana “Per filo e per segno”, A cena con il Colonnello. Racconti di una guerra piccola piccola di Elettra Giaconi, nata a Livorno e trapiantata a Pistoia, più precisamente a Campo Tizzoro, durante il conflitto mondiale. In questi giorni, con la sua scomparsa, ho ripreso in mano quell’esile libretto edito ormai un po’ di anni fa in quella preziosa collana.
“Per filo per segno”, presenta infatti storie minime, memorie, diari biografie, che spesso hanno un linguaggio semplice e immediato e si rivelano fonti storiche primarie di valore per la ricostruzione della storia collettiva.
La lettura di A Cena con il Colonello è durata poche ore, velocemente la storia di una bambina abituata al mare e al clima labronico, scaraventata dall’entrata in guerra, con “decisione irrevocabile” del regime fascista, cresciuta a piedi scalzi e che si ritrova ad indossare improbabili scarponi e maglioni, mi ha portato sulla montagna, a Campo Tizzoro, nei luoghi di tanta memorialistica e ricerca anche del nostro istituto.
Chi racconta la guerra parla del cibo, o meglio della sua assenza, del freddo, delle bombe, delle condizioni igieniche e della promiscuità, ed è bene ricordarselo perché fortunatamente un paio di generazioni nel nostro paese non hanno conosciuto la guerra, e pure l’emergenza epidemiologica di questi mesi non può esservi paragonata; intanto una generazione protagonista di quei giorni se ne sta andando, scomparendo nelle statistiche quotidiane, senza neppure un funerale.
Il racconto di Elettra è anche la storia di un’allergia, quella alla scuola, per inclinazione e forze maggiori,per indolenza e anni scolastici superati fittiziamente, tra allarmi dei bombardamenti e un’educazione parentale mai realizzata.
Ma gli incontri, capovolgono anche le cattive abitudini, e per Elettra fu così che andò.
Fu la comprensione, la fiducia degli insegnanti del Ginnasio frequentato a Bologna, che fecero scattare in lei la passione per lo studio fino a diventare la professoressa di generazioni di studenti, e non solo, che oggi la ricordano.
Questa piccola memoria condivisa con oggi appare ancora più importante, giacché, per dirlo con parole dell’autrice, non sono i fatti che determinano un tipo o un altro di vita, sono le persone. Grazie Elettra
Alice Vannucchi