A quasi trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, ci troviamo di fronte all’erigersi di frontiere, fili spinati, spinte secessioniste e minacce nucleari, nuovi e vecchi sentimenti antisemiti. Sembrano invece cadere i pilastri su quali nasceva l’Europa dopo essersi massacrata durante la Seconda Guerra Mondiale. Non è una novità il libro che propongo, ma ogni tanto si può anche rovistare tra la polvere: 1989 Dieci storie per attraversare i muri (Orecchio Acerbo editore, 2009) è una raccolta curata da Michael Reynolds di racconti dedicati ai bambini da grandi autori europei “contro l’intolleranza e il grigiore dei muri”. Tra le firme Heinrich Böll, Andrea Camilleri,Max Frisch. Emblematico è il racconto di Olga Tokarczuck L’ uomo che non amava il proprio lavoro:
…Non amava il proprio lavoro perché gli sembrava insensato. Non lo portava da nessuna parte, non gli fruttava nessun guadagno concreto, non gli procurava gioia, non ne cavava nulla. Consisteva infatti nel girare per le montagne (a volte anche in motocicletta) e nel cercare tutto quanto apparisse sospetto. In questo consisteva il suo lavoro, nel pattugliare la frontiera. Era una guardia di confine. La frontiera qui era abbastanza illusoria – tagliava a metà un ruscello, correva per un pendio ripido, talvolta girava intorno a una cima e scavava tra i giovani abeti solchi sui quali si pavoneggiavano i bianchi paletti di confine. La guardia rifletteva spesso sui costi di manutenzione di quel confine, che su tutte le carte è raffigurato da una linea tratteggiata, cosa che non dà certo conto dell’assurdità del taglio degli alberi, della falciatura dell’erba, dell’imbiancatura annuale dei paletti. “A che pro tutto questo?” diceva tra sé e sé. “Tanto scompiglio, tanto lavoro umano, tante spese.”Nonostante tutto, nel corso degli anni aveva cercato di eseguire scrupolosamente il proprio lavoro. Con lui c’era sempre un cane, un pastore tedesco di nome Bruno, una creatura malinconica e piena di saggezza innata. Lui e Bruno si intendevano bene, mentre perlustravano la striscia di confine. Giravano sempre dalla stessa parte, volevano sempre riposare nello stesso posto. Si può dire che badavano a che attraverso la frontiera non passasse nemmeno un topo. In polacco si dice così: non ci passa nemmeno un topo, ma evidentemente in questo caso è un modo di dire sciocco. Perché le frontiere sono state pensate per gli uomini, non per gli animali. Molte volte la guardia era stata testimone di come gli animali se ne infischiassero della frontiera che lui sorvegliava con tanto zelo. I caprioli e le volpi ignoravano completamente i paletti bianchi e gli emblemi degli Stati. Nel vicino villaggio oltre la frontiera si recava regolarmente anche un gatto polacco, e la guardia era certa che andasse da certe signorine micie. Al di sopra della striscia di confine roteavano magnificamente le cicogne. Le formiche scavavano i loro formicai su entrambi i lati e costruivano stradine, trasportando attraverso la frontiera bruchi morti, pezzetti di foglie, aghi di pino – senza dazio!A volte incontrava anche delle persone. Per esempio, cercatori di funghi smarriti che, tutti presi dalla raccolta, avevano perso il senso dell’orientamento e si ritrovavano nell’altro paese. Oppure boscaioli che avevano bevuto troppo e con la spacconeria degli ubriachi, che non conosce limiti, si spingevano avanti intonando canzoni patriottiche.[…].
Leggere è senza dubbio un modo per attraversare muri immateriali, per quelli di mattone ci auguriamo che da qualche parte ci sia ancora la curiosità per ciò che sta al di là, l’imprudenza e la disobbedienza dell’infanzia per scavalcare muri, anche sbucciandosi i ginocchi!