Appello al Consiglio Regionale della Toscana

L’Istituto storico della Resistenza di Pistoia si associa e condivide l’appello di Vannino Chiti, presidente dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea, rivolto alle autorità pubbliche regionali per un “impegno triennale, solo così possiamo garantire le attività di ricerca, formazione e conservazione”.

È un appello accorato e convinto quello lanciato oggi dai vertici dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea all’indirizzo del consiglio Regionale. Il presidente Vannino Chiti, con il vicepresidente Andrea Morandi e il direttore Matteo Mazzoni, ha scelto di convocare una conferenza stampa per presentare le ragioni dell’istituto e chiamare alla responsabilità il Consiglio regionale. Senza alcuna polemica ma certo con determinazione.

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Pistoia Docufilm Festival 2024. 4ª edizione

Al via il Pistoia Docufilm Festival 2024, quarta edizione: un viaggio attraverso i Confini

Pistoia, 1 luglio 2024. Al via la quarta edizione del Pistoia Docufilm Festival organizzata dall’Istituto Storico per la Resistenza e dell’Età contemporanea in Provincia di Pistoia (ISRPT) nei primi tre lunedì di luglio presso l’Arena Cinema di Porta al Borgo a Pistoia alle ore 21.30 con ingresso gratuito.

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È uscito il nuovo numero della rivista Farestoria: “Camminare la storia”

ISRPT è lieto di annunciare la pubblicazione del n. 1/2023 della rivista “Farestoria. Società e storia pubblica” intitolato “Camminare la storia”, a cura di Stefano Bartolini, sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.

Negli ultimi anni si sono moltiplicate le esperienze di public history strutturate a partire dal rapporto fra storia, territorio e paesaggio, con proposte di trekking, passeggiate, visite immersive in luoghi specifici, aperture di sentieri e percorsi, realizzazione di scuole di storia nel paesaggio. Spesso si è trattato di attività sorte dal basso, per iniziativa di gruppi di cittadini e cittadine, comunità locali, scuole, associazioni, musei “selvaggi”, gruppi di volontariato. Gli storici e le storiche, e gli enti e istituti storico-culturali, non sono sempre stati presenti fin dall’inizio in molte di queste esperienze, ma stanno rapidamente recuperando un ruolo avviando dialoghi orizzontali con le esperienze già in essere da un lato e costruendo proprie proposte e declinazioni per questo tipo di attività dall’altro.

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Public History e nuovi media. Narrazioni, rappresentazioni, rimozioni della proiezione pubblica del passato

Fascicolo 2/2024

Call for Columns del numero monografico della rivista «Farestoria. Società e storia pubblica»

Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea in provincia di Pistoia

Negli ultimi anni, complice anche il periodo della pandemia, la sfera pubblica è stata caratterizzata da una vasta affermazione, accanto ai media tradizionali come la televisione, il cinema, la radio, o la stampa, delle nuove forme di comunicazione, e in particolare podcast, social network, e piattaforme digitali di ogni tipo. In questo contesto la Public History si è evoluta in modo significativo proprio grazie al ruolo dei nuovi media, che fungono da ponte tra gli studiosi e la società, un’interazione alimentata dalla capacità di presentare la storia in modi coinvolgenti e accessibili, raggiungendo così ambiti, ambienti e strati della comunità altrimenti difficilmente intercettabili.

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Quale passato? Politiche della memoria, usi politici della storia e conflitti memoriali nel tempo presente

Fascicolo 1/2024

Call for Columns del numero monografico della rivista «Farestoria. Società e storia pubblica»

Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea in provincia di Pistoia

La memoria, intesa come processo di costruzione sociale del passato, è da sempre al centro di complesse dinamiche politiche. Nel tempo, attori istituzionali e non (compagini statali, gruppi politici, ecc.) hanno elaborato e riscritto le narrazioni storiche per legittimarsi, ricercare consenso, rafforzare la propria autorità e/o costruire identità collettive. I poteri statali continuano a intraprendere azioni per diffondere, se non imporre, un determinato senso del passato attraverso provvedimenti sui programmi scolastici, interventi sul calendario civile, la creazione e/o lo smantellamento di siti della memoria e musei, misure sulle attività di ricerca, ecc. Sono fenomeni caratteristici dei regimi autoritari, ma che interessano pure gli organismi statali e sovranazionali, come l’ONU e l’UE, di matrice democratico-liberale. Questi hanno fatto delle attività commemorative uno dei principali strumenti per educare la cittadinanza ai valori democratici (in particolare, il rispetto dei diritti umani), sebbene tali iniziative finiscano non di rado per trasformarsi in una sorta di “catechismo laico”, un insegnamento prescrittivo che risulta poco significativo ed efficace. Inoltre, anche nei paesi democratici sempre più spesso le autorità e la politica mobilitano e manipolano il passato per rilanciare e rinsaldare narrazioni nazionaliste.

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