Fare storia viaggiando. Oltre il confine del pregiudizio, sul confine orientale

Dall’11 al 15 febbraio 24 insegnanti e 48 studenti di tutta la Toscana parteciperanno a un viaggio nei luoghi simbolo delle vicende legate al confine orientale.
Il progetto Per la storia di un confine difficile. L’alto Adriatico nel Novecento, organizzato dall’ISGREC,in rete con gli istituti toscani della Resistenza, prevede da anni una  summer school per insegnanti (nell’agosto 2019 a Rispescia, 25 sono stati gli insegnanti toscani partecipanti al corso), e un viaggio  tra la Venezia Giulia e l’ Istria, nelle città di Trieste, città simbolo dell’incontro, del confine permeabile di lingue e culture, e Fiume.
Prima del viaggio gli insegnanti hanno preparato le proprie classi e proposto la partecipazione di due studenti per classe al viaggio-studio. Gli insegnanti e gli studenti, e una rappresentanza della Regione, armati di cartine alla ricerca dei confini mobili di questo est/ovest, andranno alla ricerca di luoghi e storie, di una società di confine. Oltre ai luoghi del confine orientale ci sono due tappe toscane: Laterina, che ospitò migliaia di profughi istriano-fiumano-dalmati e Renicci di Anghiari, campo di prigionia per slavi.

Non aspettiamo altro che un report dal viaggio, per noi parteciperà Edoardo Lombardi, con la professoressa Chiara Cecchi e i suoi studenti dell’Istituto “F. Forti” di Monsummano Terme.

Per chi rimane invece, segnalo una serie di articoli dei collaboratori degli istituti toscani e nazionali sul Giorno del Ricordo, per orientarsi geograficamente sul confine labile della storia e delle memorie, plurali e talvolta divergenti, fra gli eventi e le testimonianze, lasciando le speculazioni, a chi non possiede questi strumenti, per mancanza o per bieco uso politico della storia.

Il primo è proprio di Luciana Rocchi, dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea,

http://www.toscananovecento.it/custom_type/nel-10-di-febbraio-del-2020/

esodo pola

 L’altro è, “Senza salutare nessuno. Un ritorno in Istria” di Silvia Dai Prà, edito da Editori Laterza nel 2019: un «memoir, reportage, storia familiare; o forse tutte queste cose insieme», come definito dalla stessa autrice. Ne parla Agnese Portincasa sul portale degli istituti della Resistenza Novecento.org:

http://www.novecento.org/recensioni/uno-sguardo-su-senza-salutare-nessuno-6346/

Immancabile è il Vademecum per il Giorno del Ricordo, pubblicato dall’Istituto regionale del Friuli Venezia Giulia, aggiornato quest’anno, essenziale, per le sue indicazioni semantiche e  le linee guida per approfondire il tema del complesso confine orientale, tenendo conto delle numerose ricerche storiche su foibe ed esodo, senza prescindere dal prima e dal dopo, come il modus operandi degli storici impone.

Solo per fare un esempio, è il caso di ricordare il significato di “pulizia etnica”, entrata nell’uso comune negli anni ’90 del XX secolo, diffusa dai mass-media,che hanno tradotto l’espressione serbocroata etničko čišćenjeusata dai mass-media locali in riferimento ai massacri in corso durante le guerre jugoslave. Il termine «pulizia» richiama un campo semantico assai diffuso nel linguaggio della biopolitica del ‘900 (le «pulizie» naziste dagli ebrei, le «purghe» staliniane) che rimandano ad una concezione della comunità come organismo vivente che va depurato dagli elementi infetti (su base etnica, razziale, di classe). Il termine «etnico» rimanda alla concezione etnicista della nazione adottata dai movimenti nazionali slavi. Pertanto, non può venir applicato a comunità nazionali che si definiscono su basi non etniche, come gli italiani della Venezia Giulia e Dalmazia.Definire «pulizia etnica» fenomeni quali le foibe e l’esodo è quindi un grave errore, che denota incomprensione sia del termine che delle caratteristiche peculiari dell’italianità adriatica.

http://www.irsrecfvg.eu/didattica/218/Vademecum-per-il- Giorno-del-Ricordo-Seconda-edizione-2020

Per un approccio multimediale sulle foibe, il breve video con  Roberto Spazzali e Raul Pupo  sulla Foiba di Basovizza alle porte della città di Trieste.

Ultimo suggerimento letterario, è Bora di Anna Maria Mori e Nelida Milani, un racconto a due voci, di chi parte  e chi rimane in Istria, ed una citazione di Slavenka Drakulic,che riassume il sentimento di straniamento di chi parte e non sa se mai ritornerà:

…al pensiero di diventare un’esule, ho capito che mi ci sarebbe voluta una vita intera per trovare un posto mio in un mondo straniero e che comunque, non avevo una vita di scorta.